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Chi sono

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Era il 2002. Avevo diciannove anni. Seduto in quella sala, avevo davanti a me la commissione che sarebbe stata incaricata di valutare la mia prova. Quella finale. Ai tempi studiavo all’Accademia Militare in Romania. Avevo già superato tutti gli esami, ora mancava l’ultimo: il test sportivo. Di per sé sarebbe stato facile, dato che ero ben allenato. 

Ma quel giorno andò tutto in modo inaspettato. 

- Se vuole passare l’esame, è necessario pagare, - tuonò uno degli ufficiali. Lui e i suoi colleghi fecero un discorso lungo, serio, autoritario. Addussero motivi saggiamente costruiti. E mi chiesero una cifra come se fosse la prassi, una procedura normale. Non c’era nulla da discutere. 

- O paghi, o non passi. Io rimasi sorpreso. 

Tornai a casa e raccontai tutto a mio padre.
- Quei soldi non li ho, - mi disse schietto. Non commentò il fatto, ma potevo immaginare l’amarezza dei suoi pensieri osservando la sua fronte corrugata e gli occhi fissi nel vuoto. Il suo silenzio fu più loquace che mille parole. 

E così decisi di guadagnarmela da solo, quella cifra.
Mia sorella maggiore abitava già in Italia e in breve decisi di raggiungerla, trovare un lavoro e fare cassetta.
Quella stessa estate mi trasferii da lei, a Roma. Trovai impiego presso una vetreria in centro. Speravo di mettere da parte almeno 5mila euro entro il primo anno, e invece l’estate successiva tornai in Romania con poco più di mille euro. 

Decisi di riprovarci ancora, e nell’agosto 2003 volai nuovamente nel Bel Paese, stavolta trasferendomi in Toscana da un amico. Qui venni assunto come operaio in una pelletteria e conobbi quella che sarebbe poi diventata la mia futura moglie. A quel punto, compresi che la mia vita avrebbe preso un’altra direzione. L’idea di tornare in Romania e intraprendere la carriera militare cominciò a poco a poco a sfumare, mentre si affermò in me la volontà di mettere su famiglia in Italia. 

​

A febbraio 2004 feci il grande passo. Aprii una partita iva e mi misi in proprio. Chiamai la mia azienda Tecnorooms e mi specializzai in opere in cartongesso. All’inizio era una ditta individuale. Facevo tutto da solo. Non avevo nemmeno l’auto e raggiungevo i miei clienti in treno. Oggi, quando lo racconto ai miei due figli, dico loro: - Ho iniziato con secchio e mescola. 

Attualmente Tecnorooms conta 15 dipendenti più una ventina di liberi professionisti che collaborano con noi. Abbiamo lavorato in diverse nazioni europee, in Ucraina, in Africa e anche a Panama.
Nel futuro vogliamo costruire uno showroom in Costa d’Avorio coinvolgendo una cordata di imprenditori. 

Mentre la mia azienda cresceva e io mettevo sempre più radici in Italia, paese che oggi considero la mia “mamma” adottiva, mi sono guardato indietro e ho ripensato alla strada che avevo percorso. È stato allora che ho capito. All’inizio pensavo di avere lasciato la Romania semplicemente per trovare un lavoro remunerativo. 

- Perché sei arrivato in Italia? - mi chiedevano spesso le persone. - Perché non avevo soldi, - rispondevo io. 

In realtà, a pensarci bene, io ho lasciato il mio paese a causa della corruzione. Io stavo bene lì, avevo davanti a me un futuro, vivevo bene e avrei fatto quello che mi sarebbe piaciuto fare. Il mio sogno non è stato interrotto dalla mancanza di soldi, ma dal sistema corrotto. 

Quando ti guardi indietro e rifletti a mente fredda, metti insieme tutti i tasselli della tua vita e riesci anche a dare una direzione più chiara a quello che vuoi costruire. In quel momento, io ero ormai un imprenditore professionalmente realizzato e ho capito che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa per la comunità. 

Ricordo che qualche mese dopo l’episodio del mio ultimo esame, mio padre decise di impegnarsi in politica. Si candidò come sindaco nella nostra città natale. Oggi i concittadini gli riconoscono il merito di avere fatto diverse cose buone. Ma ai tempi noi figli non lo appoggiammo subito. Quando nel 2002 mi comunicò la sua idea di candidarsi, io gli dissi: - Ma cosa vai a fare, in politica? Secondo me perdi tempo e basta. 

Lui mi rispose: - Se non fai nulla, non ottieni nulla. Se vuoi cambiare il sistema, devi partire dal basso. 

Ci ho messo qualche anno a capirlo. E qualche tempo in più per seguire le sue orme. 

Nel frattempo, nel 2018 ero diventato anche consigliere della Chiesa Ortodossa di Empoli: una comunità di oltre 1200 credenti, tra residenti e non.
Insieme viviamo la nostra fede e i nostri valori aiutandoci gli uni gli altri, come comunità. Le religioni nel mondo sono diverse, ma tutte si basano sulla condivisione di valori universali: l’amore, la solidarietà, l’interesse reciproco, il rispetto del prossimo e la cura del più debole. Sono valori fondamentali che aiutano qualsiasi comunità di individui, piccola o grande che sia, religiosa o laica, a vivere meglio. 

Un giorno ho pensato: - E se facessi qualcosa per condividere questi valori universali anche nella società civile?
Da qui l’idea di impegnarmi in politica.

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FLORIN CALIPAR

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